domenica 9 febbraio 2014

Maschera Funeraria "ASHANTI" - Ghana


L'Impero Ashanti, noto anche come Confederazione Ashanti o Asanteman (indipendente 1701-1896) fu uno stato pre-coloniale dell'Africa occidentale in quella che ora è la Repubblica del Ghana. Il suo impero si estese dal Ghana centrale fino al Togo e alla Costa d'Avorio odierni. Oggi la monarchia Ashanti continua ad esistere insieme ad altre unità sotto-statali tradizionali riconosciute dalla costituzione, all'interno dell'odierna Repubblica del Ghana. Tra il XVIII e il XIX secolo l'Impero prosperò soprattutto grazie ai commerci con i mercanti europei insediati nella Costa d'Oro, con i quali scambiarono soprattutto oro e schiavi. Origine: Gli Ashanti o Asante sono uno fra i più importanti gruppi etnici del Ghana. Furono una potente nazione, militarista e molto disciplinata. Gli antichi Ashanti migrarono in prossimità del fiume Niger nord-occidentale dopo la caduta dell'Impero del Ghana nel 1200. Se ne riscontrano prove confrontando la storia della corte del re Akan con i riti dei re Ashanti, le cui processioni e cerimonie mostrano resti di antiche cerimonie del Ghana. Gli etno-linguisti hanno dimostrato la migrazione tramite il rilevamento degli usi lessicali e delle frasi tipiche dei parlanti lungo tutta l'Africa occidentale. Intorno al XIII secolo, gli Ashanti e molti altri popoli Akan si spostarono verso la zona delle foreste dell'attuale Ghana, fondando piccoli stati nei dintorni collinosi dell'attuale Kumasi. Durante il periodo d'oro dell'Impero del Mali, gli Ashanti e più in generale gli Akan, si arricchirono attraverso il commercio dell'oro estratto nel loro territorio. Sin dagli albori della storia Ashanti, l'oro veniva commerciato con i grandi imperi del Ghana e del Mali, e da loro con gli arabi. Alcuni storici sostengono invece che gli Ashanti siano i discendenti di un popolo etiope menzionato dagli storici greci Diodoro Siculo e Erodoto, spinto verso sud da un esercito egiziano conquistatore. Formazione del regno[modifica | modifica sorgente]L'organizzazione politica degli Akan era incentrata su vari clan, ciascuno presieduto da un leader supremo o Amanhene. Uno di questi clan, l'Oyoko, colonizzò la zona forestale subtropicale, fondandovi il centro di Kumasi. Con l'ascesa di un altro stato Akan noto come Denkyira, gli Ashanti persero la loro supremazia e ne subirono le imposizioni tributarie. A metà del Seicento, il clan Oyoko, sotto la guida di Oti Akenten iniziò un processo di consolidamento di altri clan Ashanti, riunendoli in una confederazione che tuttavia non faceva venire meno la suprema autorità di ciascun capo sul suo clan. Tale consolidamento fu in parte ottenuto per via militare, ma soprattutto motivando gli altri clan Ashanti contro il clan Denkyira, dominatore della regione, dal quale si affrancarono dopo una dura lotta combattuta tra il 1698 ed il 1701, ed aggregandosi successivamente in un'unica realtà politica con capitale presso la città di Kumasi, dove si trovava il loro sovrano. Lo Sgabello d'Oro: Uno strumento di rafforzamento del potere centrale sotto Osei Tutu fu l'introduzione dello Sgabello d'Oro (sika 'dwa). Secondo la leggenda, venne indetto un incontro fra i capi clan di tutti gli insediamenti Ashanti, subito prima dell'indipendenza da Denkyira. In occasione di questo incontro, lo Sgabello d'Oro scese dal cielo e andò a collocarsi tra le ginocchia di Osei Tutu I. Il sacerdote Okomfo Anokye dichiarò che lo sgabello era sceso dai cieli per Asanthene Osei Tutu I, e che esso era il simbolo della nuova unione Asante ('Asanteman'); fu fatto un giuramento di devozione allo Sgabello d'Oro e a Osei Tutu, l'Asantehene. La nuova, appena fondata unione Ashanti entrò in guerra contro Denkyira, sconfiggendola. Lo Sgabello d'Oro continua ad essere ritenuto un oggetto sacro fra gli Ashanti, che credono contenga il 'Sunsum' (spirito o anima degli Ashanti). In seguito il regno Ashanti si espanse verso settentrione, conquistando diverse piccole nazioni e trasformandole in stati-vassallo, fra questi il più importante fu quello del popolo Abron, conquistato nel 1724. Tuttavia l'avanzata verso nord venne arrestata da altre potenze della regione, così da capovolgere il movimento di espansione dirottandolo verso meridione con la conquista delle popolazioni Akyem e Akwamu che permisero agli Ashanti di conquistare le rotte commerciali che li misero in contatto con i mercanti olandesi presenti nella città di Elmina. Nel 1745 i moschettieri Ashanti respinsero un esercito di cavalieri proveniente da Dagomba, ponendo per sempre fine alla supremazia degli stati centrali dell'Africa abitanti delle savane e dei loro eserciti a cavallo sui popoli delle foreste dell'Africa occidentale. Declino: la Costa d'Oro Britannica nel 1896Il regno Ashanti fu uno dei pochi stati africani a offrire una seria resistenza agli invasori europei. La Gran Bretagna combatté ben quattro guerre contro i re Ashanti tra il 1826 e il 1896, in una delle quali fu usata per la prima volta la pistola Maxim. Nel 1900, gli inglesi sottomisero il regno facendolo diventare la colonia Costa d'Oro. La figura più amata nella storia ashanti fu Yaa Asantewaa, uno dei leader della resistenza contro il colonialismo inglese nel 1896. Il regno oggi: La corona ereditaria Ashanti continua ad essere onorata dal popolo Ashanti, nonostante ora facciano parte dello stato del Ghana. Le abitazioni tradizionali di questo popolo, le ultime delle quali possono essere viste a nordest di Kumasi, sono state inserite nel 1980 nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Arte e cultura: Tra le attività artistiche degli Ashanti più sviluppate si annoverò la lavorazione dei metalli, oro e bronzo, effettuata grazie alla tecnica della fusione a cera perduta. Gli oggetti in oro furono commerciati sin dai primi contatti con gli europei. Soprattutto i gioielli, gli anelli, i pendenti e gli ornamenti vari, si caratterizzarono per i temi ricorrenti del disco solare e della stella a più punte.Caratteristici i pesi di bronzo per l'oro, i mramuo raffiguranti teste di animali. Sviluppata fu anche la scultura in legno, ben rappresentata dalle bambole della fecondità, associate ad un'antica credenza a sfondo magico, che le donne portano alla cintura per rimanere incinta. Ma l'attività che si dimostrò maggiormente peculiare fu la scultura bronzea in miniatura di esseri umani realisticamente raffigurati nelle loro attività quotidiane, oltre alla produzione di sculture di animali e a temi geometrici, aventi funzione simbolica, ornamentale o indicante proverbi popolari. Quindi gli Ashanti svilupparono un'arte profana aulica accanto a quella religiosa. L'arte degli Ashanti si distinse anche per i cosiddetti kuduo, ossia vasi in rame o in bronzo istoriati, dalle forme varie e con figure e incisioni in altorilievo.

Porta di granaio "DOGON" Mali


I Dogon sono una popolazione africana del Mali. Questa popolazione, di circa 240.000 individui, occupa la regione della falesia di Bandiagara a sud del fiume Niger, e alcuni gruppi sono stanziati nei territori attigui al Burkina Faso. Sono prevalentemente coltivatori di miglio caffè e tabacco e hanno una particolare abilità come fabbri e scultori. La lingua dogon presenta caratteristiche particolari, con molte varianti e molti dialetti. Ogni membro di questa popolazione ha quattro nomi: un nome proibito e segreto, un altro che è "corrente", uno che si riferisce alla madre e uno è il nome della classe di età. Per evitare problemi con le altre parole di uso comune, questi nomi sono presi dai dialetti di altre tribù Dogon. Ogni nome ha un significato linguistico. Storia: I Dogon si sono spostati dalla regione Mande, a sud est del Mali, durante il XIV secolo e si sono fermati nella regione di Bandiagara, allora abitata dai Tellem. La loro storia si collega a questo punto con quella dei vicini Bozo, con cui intrattengono molti rapporti di scambio e reciprocità. Arte: Dogon hanno realizzato statue solenni raffiguranti gli antenati, talvolta rappresentate con le braccia alzate (come segno d'invocazione della pioggia) Tra le statue più caratteristiche vi sono quelle gemelle e a due teste, riferite al mito dei gemelli divini, oppure quelle raffiguranti guerrieri a cavallo o donne con un bambino al braccio. Molto diffuse e variegate sono le maschere, tra le quali spicca quella monumentale che rappresenta il serpente iminama, che raggiunge anche i dieci metri di altezza. Caratteristiche anche le "porte da granaio", arricchite da rilievi collegati alla cosmogonia. Religione: Tradizionalmente, praticano una religione animistica, e nonostante i contatti con l'Islam nero e con altre religioni monoteistiche, essi mantengono un legame molto forte con le loro tradizioni religiose. La religione dei Dogon presenta un unico Dio creatore, Amma, che ha generato i suoi figli con la Terra, sua sposa: Yurugu. Il Nommo è un essere quadruplo, in quanto formato da due gemelli, ciascuno sia maschio che femmina; è il maestro della parola e la insegna ai primi otto esseri umani Dogon: i primi quattro maschi e le ultime quattro femmine, ma in possesso anche dell'anima del sesso opposto, cioè ermafroditi. Nati dalla prima coppia umana plasmata nell'argilla da Amma, genereranno ciascuno una famiglia di antenati Dogon prima di rientrare nella Terra e diventare essi stessi Nommo. Cerimonie: La loro antica religione animista si esprime in cerimonie e danze rituali, in cui le maschere sono l'elemento più importante. Una volta ogni sessant'anni viene celebrato il Sigui, cerimonia itinerante di villaggio in villaggio, che rappresenta la perdita dell'immortalità da parte dell'uomo, attraverso la rievocazione della morte del primo antenato Dyongu Seru, rappresentato dalla iminana una grande maschera che viene intagliata a forma di serpente ed è alta circa 10 metri. Questa straordinaria maschera viene poi conservata in una grotta segreta. Il villaggio è costruito seguendo le forme umane: la testa è costituita dal togu-na, la casa della parola, una bassa tettoia dove l'hogon e gli anziani si ritrovano per discutere le questioni importanti del villaggio; il tronco e gli arti sono occupati dalle case di fango con i relativi granai dal caratteristico tetto di paglia di forma conica: I Dogon e l'astronomia: Un graffito Dogon ritraente secondo alcuni studiosi l'orbita di Sirio B attorno a Sirio. Griaule e Dieterlen, che per oltre un trentennio, tra il 1931 e il 1956, hanno vissuto tra i Dogon, hanno riferito che essi sembravano possedere conoscenze astronomiche molto avanzate, sull'origine delle quali si sono sviluppate numerose controversie. In particolare nel 1933 Griaule trascorse un lungo periodo in compagnia dello sciamano dogon Ogotemmêli, che si può considerare la fonte primaria delle notizie relative alla cosmogonia dei Dogon. Stando a quanto riportato da Griaule, da oltre 400 anni questo popolo sarebbe stato al corrente del fatto che la stella Sirio (sigi tolo o "stella del Sighi o Sigui"[9]), ha una stella compagna (pō tolo o la "stella del fonio"), che orbita attorno ad essa, effettivamente scoperta nel 1844 e nota come Sirio B. I Dogon sosterrebbero, inoltre, l'esistenza di una terza stella compagna (ęmmę ya tolo o "stella del sorgo"). Sempre gli stessi autori riferirono di avere riscontrato conoscenze relative agli anelli di Saturno e alle lune di Giove. Nel 1976 Temple, nel suo libro The Sirius Mystery, riprendendo le osservazioni di Griaule e Dieterlen, si spinse a sostenere che la cosmologia dogon fosse il frutto di un remoto contatto con una civiltà extraterrestre, i Nommo, esseri anfibi intelligenti provenienti da un pianeta di Sirio C. Più recentemente, sono stati sollevati numerosi dubbi sulla validità dei lavori di Griaule e Dieterlein. Nel 1991, l'antropologo olandese Walter van Beek, dopo un lungo periodo di ricerche tra i Dogon, concludeva che essi non sembravano possedere conoscenze astronomiche particolarmente approfondite né il sistema di Sirio assumeva per la popolazione una particolare importanza: Tali verifiche hanno fatto sorgere dubbi sul valore dell'opera di Griaule, che da taluni viene oggi considerata una colossale mistificazione; altri, più benevolmente, ritengono che Griaule possa avere inconsapevolmente influenzato i suoi interlocutori o che, più semplicemente, possa avere avuto accesso a conoscenze che nel frattempo siano andate perdute. Al di là delle controversie sulla buonafede di Griaule, resta il dato che la fonte delle eventuali conoscenze dei Dogon su Sirio, piuttosto che in una misteriosa entità extraterrestre possa essere ricercata nei frequenti contatti avuti dalla popolazione con esploratori, viaggiatori, missionari e soldati occidentali. In particolare la spiegazione "più probabile è che i Dogon avessero attinto le informazioni da un gruppo di astronomi che nel 1893 si era recato in Mali per assistere ad un'eclissi di sole".

Maschera "LUBA" Repubblica democratica del Congo ex Zaire


Il regno di Luba o Impero Luba fu uno stato dell'Africa centrale del periodo pre-coloniale fiorito tra il 1585 ed il 1889 nel territorio dell'attuale Repubblica democratica del Congo. Le fonti storiche si riferiscono a questa realtà come ad un impero a partire dal XVI secolo, benché recenti scavi archeologici hanno rivelato che sin dall'VIII secolo queste popolazioni avevano raggiunto alti livelli di abilità tecnica soprattutto nel campo della metallurgia e facessero parte di un sistema di rotte commerciali già molto sviluppato. Questo impero sorse nonostante l'asprezza del territorio composta in gran parte da terreni paludisi e lacustri, anche se questa civiltà poté usufruire, a differenza di molti altri imperi africani, delle enormi risorse d'acqua rappresentate dal fiume Zaire. Origini: Molto probabilmente la popolazione che fondò l'Impero Luba proveniva da est, e diede vita anche all'altro grande regno della regione centrafricana, il Regno di Lumba, la popolazione in questione è il popolo Songye, il quale invase questa regione intorno al XVI secolo. Il mito: Secondo la tradizione orale di Luba apparve intorno al 1500 un eroe leggendario di nome Kongolo (ovvero l'Arcobaleno), un appartenente alla etnia Songye, il quale creò il primo piccolo regno Luba e la sua prima capitale presso la pianura di Mwibele vicino il lago Boya. Tempo dopo la fondazione del regno da parte di Kongolo, giunse da est, e più precisamente dalle rive del fiume Lualaba un guerriero con i suoi compagni, di nome Ilunga Mbili (ovvero il Cacciatore) che venne inizialmente ben accolto da Kongolo, il quale gli diede in mogli le sue due sorelle, Bulanda e Mabela. Tuttavia, dopo un litigio fra i due, Mbili venne esiliato lasciando però un figlio di nome Kalala Ilunga (Il Guerriero) il quale sin da ragazzo si dimostrò forte e coraggioso tanto da guadagnarsi la fiducia dello stesso sovrano, che aiutò a sottomettere le popolazioni settentrionali del regno. Reso sospettoso e temendo di essere spodestato Kongolo esiliò anche il giovane Kalala il quale, dopo aver trovato rifugio in madrepatria, raccolse un folto esercito e fece ritorno a Luba dove spodestò Kongolo e ne prese il posto dopo averlo ucciso. Come in tutte le trasposizioni mitiche, questo racconto cela la volontà di legittimare il sistema di governo basato sulla divinità del sovrano, non a caso nella cerimonia di incoronazione del re di Luba veniva recitata una interpretazione di questa leggenda nella quale si trovano insieme i tre mitici primi sovrani di Luba, Kongolo, Mbili e il giovane Kalala. Un aiuto importante per cercare di ricostruire la storia di questo impero è la collocazione geografica delle sue capitali. Secondo un antico costume, infatti, alla morte del re, il suo successore aveva l'obbligo di fondare una nuova capitale e di lasciare nella vecchia capitale un gruppo di dignitari guidati da una medium nella quale dimorava, in qualità di consigliere, lo spirito del vecchio sovrano. In questo modo sappiamo che alla fine del XVII secolo le capitali del regno erano dislocate lungo i bacini dei fiumi Luguvu, Luvidyo e Lusanza, posizioni commercialmente strategiche, in quanto ricche soprattutto di metalli.